Descrizione
Inizialmente Lagosanto fu chiamato Fiume (il Laterculus ?), poi Lago ed infine Lago Santo, di Sant'Appiano appunto.
Nei documenti medievali il paese veniva indicato anche col nome di Carbonara, in quanto in queste zone si sfruttavano i vicini boschi di Isola, Boschetto e Vaccolino per trarne legna da trasformare in carbone.
Nei documenti medievali il paese veniva indicato anche col nome di Carbonara, in quanto in queste zone si sfruttavano i vicini boschi di Isola, Boschetto e Vaccolino per trarne legna da trasformare in carbone.
CENNI STORICI
Lagosanto, pur non facendo parte geograficamente dell'Isola Pomposiana, fu ugualmente incorporata tra i beni del Monastero.
Da Pomposa, dapprima con contratti privati e poi collettivi, la comunità laghese ebbe in enfiteusi terre e valli da lavorare e da migliorare e di cui potè disporre, previo il pagamento del canone convenuto.
Questa speciale condizione gli fu riconosciuta e rispettata per diversi secoli, sia da Pomposa stessa, sia dagli Estensi, sia dal Governo Pontificio. La situazione si capovolge con l'arrivo di Napoleone Bonaparte in Italia, il quale, calpestando gli antichi diritti e avido di denaro sonante, vendette a Comacchio che ne aveva fatto richiesta, le tre valli maggiori Trebba, Ponti e Isola.
Lagosanto, pur non facendo parte geograficamente dell'Isola Pomposiana, fu ugualmente incorporata tra i beni del Monastero.
Da Pomposa, dapprima con contratti privati e poi collettivi, la comunità laghese ebbe in enfiteusi terre e valli da lavorare e da migliorare e di cui potè disporre, previo il pagamento del canone convenuto.
Questa speciale condizione gli fu riconosciuta e rispettata per diversi secoli, sia da Pomposa stessa, sia dagli Estensi, sia dal Governo Pontificio. La situazione si capovolge con l'arrivo di Napoleone Bonaparte in Italia, il quale, calpestando gli antichi diritti e avido di denaro sonante, vendette a Comacchio che ne aveva fatto richiesta, le tre valli maggiori Trebba, Ponti e Isola.
Questo fatto diede vita a numerose contese, anche di carattere giudiziario, tra le due popolazioni rivali con soddisfazione della città lagunare. Dopo il 1000, causa principale l'incuria, le opere idrauliche di Etruschi e Romani cominciarono a decadere, e le acque, non più regolate, sommersero gran parte del territorio. Da qui l'origine delle valli che, dopo alcuni secoli, vennero arginate ed attrezzate per la pesca razionale. In questo modo le uniche risorse economiche locali, sino alle bonifiche idrauliche di fine Ottocento e inizio Novecento, furono quasi esclusivamente la pesca e la caccia.
Mentre Ferrara era in lotta contro il potere ecclesiastico per espandersi verso il mare, Lagosanto insieme a Codigoro poté avviare una certa autonomia comunale, una specie di libertà limitata sotto il controllo di Pomposa. Ciò avvenne negli anni 1225-1260, periodo nel quale possiamo datare la nascita del primo Comune laghese che, come altri, trasse origine dalla pieve o parrocchia. Quando Pomposa verrà assorbita dagli Estensi (1415) e l'autorità dell'Abate sarà circoscritta alle mura del convento, il Comune potrà dirsi veramente autonomo.
Nel periodo 1453-1598 Lagosanto ebbe rapporti particolari con gli Estensi, interessati ad una politica di forte presenza in tutto il Basse Ferrarese. I duchi presero in affitto le valli Trebba, Ponti e Isola, come ci attestano numerosi contratti stipulati (1453-1503-1521), per i quali versarono alla comunità laghese il canone stabilito e riservarono ad essa alcuni diritti, come quello di fiocinare il pesce entro determinati limiti, per le necessità delle famiglie locali.
Anche il Governo Pontifìcio riconobbe Lagosanto proprietario delle maggiori valli e per l'affittanza gli corrispose un canone annuo di 1200 scudi; ma, in realtà, ne dispose a suo piacimento, subaffittandole agli stessi appaltatori delle valli di Comacchio. A Lagosanto rimasero così "libere" soltanto le vallette di Bosco, Corno di Cervo, Sabbionchi, Mandura, Poazzo e Prove (ora Oppio).
E' certo che la politica dei Cardinali fu apertamente benevola nei confronti di Comacchio, mentre si rivelò piuttosto restrittiva e dura verso Lagosanto. Basta ricordare che a Lagosanto fu vietata la fabbricazione delle fiocine, visto che solo Comacchio aveva l'autorizzazione.
Mentre Ferrara era in lotta contro il potere ecclesiastico per espandersi verso il mare, Lagosanto insieme a Codigoro poté avviare una certa autonomia comunale, una specie di libertà limitata sotto il controllo di Pomposa. Ciò avvenne negli anni 1225-1260, periodo nel quale possiamo datare la nascita del primo Comune laghese che, come altri, trasse origine dalla pieve o parrocchia. Quando Pomposa verrà assorbita dagli Estensi (1415) e l'autorità dell'Abate sarà circoscritta alle mura del convento, il Comune potrà dirsi veramente autonomo.
Nel periodo 1453-1598 Lagosanto ebbe rapporti particolari con gli Estensi, interessati ad una politica di forte presenza in tutto il Basse Ferrarese. I duchi presero in affitto le valli Trebba, Ponti e Isola, come ci attestano numerosi contratti stipulati (1453-1503-1521), per i quali versarono alla comunità laghese il canone stabilito e riservarono ad essa alcuni diritti, come quello di fiocinare il pesce entro determinati limiti, per le necessità delle famiglie locali.
Anche il Governo Pontifìcio riconobbe Lagosanto proprietario delle maggiori valli e per l'affittanza gli corrispose un canone annuo di 1200 scudi; ma, in realtà, ne dispose a suo piacimento, subaffittandole agli stessi appaltatori delle valli di Comacchio. A Lagosanto rimasero così "libere" soltanto le vallette di Bosco, Corno di Cervo, Sabbionchi, Mandura, Poazzo e Prove (ora Oppio).
E' certo che la politica dei Cardinali fu apertamente benevola nei confronti di Comacchio, mentre si rivelò piuttosto restrittiva e dura verso Lagosanto. Basta ricordare che a Lagosanto fu vietata la fabbricazione delle fiocine, visto che solo Comacchio aveva l'autorizzazione.
Con l'avvento dell'unità d'Italia riprende il discorso delle bonifiche del Basso Ferrarese, ma solo a livello imprenditoriale privato.
Così nel 1872, un gruppo di bonificatori iniziò a proprie spese la costruzione dello stabilimento idrovoro di Marozzo e l'anno successivo le paludi di valle Gallare e dintorni furono prosciugate. Sulla scena irruppero le tipiche figure degli scariolanti